domenica 14 giugno 2015

RGD: Monuments Men

NCS. No, non è l'acronimo di una serie televisiva poliziesca americana. Sta per Non Ci Siamo. Trovo particolarmente irritante la mia delusione scaturita dalla visione di "The Monuments Men", film di e con George Clooney, per molti motivi. Clooney, si sa, si spaccia per il meno americano di tutta la compagine hollywoodiana, con la sua passione per l'Europa e l'Italia in particolare (la villa di Laglio sul lago di Como e il suo flirt con la Canalis dimostrano che sa apprezzare la bellezza). E' naturale, quindi, che l'idea di un film che parli delle più grandi opere d'arte poteva nascere solo da una mente europeista come la sua. Eppure, a conti fatti, Monuments Men ha un solo scopo: rendere monumentale l'America e gli americani. 




La trama, che prende spunto da una storia realmente accaduta, è davvero riassumibile in poche righe. Clooney interpreta Stokes, un esperto d'arte preoccupato del destino delle più grandi opere dell'umanità durante la Seconda Guerra Mondiale. Hitler ha infatti intenzione di creare il suo Fuhrer Museum, il più grande museo di tutti i tempi, a Linz (la sua città natale). Per farlo depreda costantemente tutte le più grandi città d'Europa delle loro opere d'arte: libri, dipinti, sculture... tutto ciò che si rifà al classico. All'opere moderne come Picasso e compagnia tocca sorte peggiore: bruciate col lanciafiamme. Per questo motivo, Stokes forma una squadra di attempati esperti d'arte, i Monuments Men, con i quali si lancia in una missione di 18 mesi nei territori di guerra con lo scopo di ritrovare le opere rubate da Hitler e restituirle alle città e ai singoli proprietari. A molto servirà il lavoro di Claire, la segretaria che gestiva le opere destinate al Fuhrer Museum. 



A differenza delle mie precedenti recensioni, voglio questa volta dire subito che cosa ha funzionato bene in questo film: la fotografia (pregevole seppur mai memorabile), la ricostruzione storica (le copie delle opere d'arte sono quasi perfette, i costumi, gli automezzi, le acconciature degli attori sono ben curati), le scenografie (efficaci anche e soprattutto negli interni) le musiche (danno il giusto ritmo) e il montaggio (il ritmo non cala mai, anche se non presenta nemmeno sprazzi di grande genio. 

Purtroppo la grande delusione arriva da regia e sceneggiatura (entrambe per mano di Clooney). Forse, data l'importanza del tema, sarebbe stato meglio lasciare spazio a qualcuno che quelle cose le fa di mestiere. Clooney è un attore, dopotutto. E si vede. Il pregio è che George non ha fatto il film su di sè: era un rischio facile da correre. Il difetto è che la storia non appassiona come nelle intenzioni del regista: e questo non perché non ci interessi nulla delle opere d'arte (quando bruciano il dipinto di Raffaello ti si stringe davvero il cuore), e nemmeno perché appare esagerata l'idea di morire per un'opera d'arte (secondo me, ne vale la pena). Il film non appassiona perché è, a mio avviso, stato reso in maniera meno interessante di come la Storia (con la S maiuscola) è andata davvero.  

La sceneggiatura è proprio la parte peggiore: i personaggi non sono minimamente approfonditi. Non sappiamo nulla di loro, non hanno conflitti, non hanno paura, non hanno esitazioni. Sono votati alla causa e basta, ma è chiaro che questo non basta per renderli credibili, né tantomeno per far sì che il pubblico si affezioni. Perfino le prove degli attori (a parte Clooney, abbiamo Matt Damon, John Goodman e Bill Murray) sono un po' sottotono: alcune scene sono divertenti e Goodman e Murray fanno del loro meglio per strappare risate, ma l'unica degna di nota è l'immarcescibile Cate Blanchett, la quale (guarda caso) è l'unica che mostra un po' di conflitto dal momento che i nazisti le hanno ucciso il fratello. Ci troviamo quindi di fronte a figure vuote che invece dovrebbero essere pienissime, dato che si muovono per una causa nobile come salvare l'arte dalla distruzione. 



Ma altre cose sono fastidiose: ogni scena sembra avvenire perché deve per forza avvenire in quel momento, perché la sceneggiatura lo richiede. Non si ha la naturale conseguenza degli avvenimenti, sembra che sia già stata tracciata una linea e che i personaggi si muovano su fatti certi. Sembra che tutti sappiano già tutto, a me viene da domandarmi "ma che cosa sto guardando?".
E me lo domando anche per lo stile: cosa vuole essere il film? Una commedia? Non fa ridere abbastanza. Un drammatico? La guerra e le sue atrocità sono soltanto accennate, e la morte di alcuni compagni passa inosservata. Uno storico? No, direi di no: da questo versante, a parte la ricostruzione visiva (che ho già definito pregevole) arrivano le bocciature più forti. Voglio dire, possibile che non ci sia nemmeno una guardia a custodire quei depositi di opere d'arte rubate? Possibile che i nazisti si arrendano con così tanta facilità quando scoperti? Possibile che nemmeno una volta in 18 mesi i nostri si siano trovati sotto il fuoco nemico? Si spostano in Europa come se fossero in vacanza!



E soprattutto, la cosa più fastidiosa di tutte: sentire George Clooney che esalta Michelangelo o Vermeer o Rubens o Picasso ripetendo continuamente la NOSTRA cultura, la NOSTRA storia... eh, no, dai. Parliamoci chiaro: questa non è roba americana. E' vero, avete aiutato a salvare l'arte, e se non fosse stato per l'opera di questi individui, oggi saremmo privati del patrimonio artistico, ma dal film traspare che gli americani ancora una volta sono i salvatori dell'umanità, e questa volta dal punto di vista CULTURALE: i difensori della cultura e delle tradizioni. Mi sembra un tantino esagerato: io sono stato in Germania con la mia compagna quest'estate, so solo io quanti musei c'erano per ricordare le opere d'arte tedesche distrutte dagli Alleati durante la guerra. Amburgo, Norimberga, Berlino, rase al suolo. Senza alcun ritegno. Perciò che mi si facciano passare gli Americani come i salvatori del mondo, lo accetto nei film di fantascienza, in un film storico no. 
E infine, come non sottolineare ancora una volta che il vero nemico americano non sono solo i nazisti, ma è il comunismo? Ed ecco che i russi, alleati degli americani, a guerra finita diventano a loro volta saccheggiatori di opere d'arte da cui i buoni americani ci salvano ancora una volta... 
Per chiudere poi sul finale piuttosto banale di un Clooney invecchiato col nipotino accanto a cui fa vedere la Madonna di Michelangelo che ha salvato. 



Dopo la visione, quindi, mi trovo di fronte a un film senza una vera e propria identità, che punta tutto al messaggio (viva l'America, che salva la VOSTRA -anzi NOSTRA- cultura) e poco sui personaggi, che non sa se essere comico, drammatico, storico; un po' superficiale, molto visivo e poco contenuto. Tanta retorica e qualche prestazione di mestiere. Se da un lato incuriosisce e si lascia guardare, dall'altro delude e irrita. 

"Se elimini la Storia di un popolo, la sua cultura, allora è come se quel popolo non fosse mai esistito" dice Clooney nel film. E' vero. Ma forse è da qui che allora parte tutto, e forse capisco perché una produzione americana si lanci in una rappresentazione del salvataggio dell'arte, del passato e delle tradizioni altrui spacciandole per proprie.
Invidia?


Voto finale: 5

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