domenica 14 giugno 2015

RGD: Frozen - Il Regno del Ghiaccio

Per il 53° lungometraggio targato Walt Disney, la grande major hollywoodiana torna a estrapolare soggetti dall'enorme serbatoio costituito dalle fiabe di Hans Christian Andersen, come già aveva fatto per "La Sirenetta". Se già le storie dello scrittore scandinavo sono sempre state edulcorate per adattarle al giovane pubblico di casa Disney (non dimentichiamoci che la Sirenetta, nell'originale, muore stecchita sulla spiaggia perché non fa in tempo a tornare nelle profondità del mare prima di trasformarsi in sirena), nel caso di "FROZEN - Il Regno del Ghiaccio" Mr.Andersen fornisce solo un misero spunto. La sceneggiatura (debolissima) di Jennifer Lee, infatti, si rivela un cocktail di stereotipi classici dell'universo Disney: principi e principesse, magie, amore, amicizia, buoni sentimenti e canzoni. Prima di addentrarmi punto per punto nella demolizione del film, diretto da Chris Buck e prodotto dal mostro sacro John Lasseter, riepilogherò brevemente la (prevedibile) trama



Nell'antico regno scandinavo di Arendell, il re e la regina hanno due figlie: la bionda Elsa, primogenita, è costretta a vivere isolata da tutto e da tutti per via del suo innato magico potere di creare il ghiaccio, un potere che è insieme sia dono che maledizione, perché sempre più difficile da controllare; questo costringe la secondogenita, Anna, rossa, sgraziata e vivace, ad una perpetua solitudine nel castello. Passano gli anni, il re e la regina muoiono in un naufragio e le due sorelle rimangono sole nel castello, lontane una dall'altra. Finalmente Elsa raggiunge la maggiore età e può diventare regina: alla cerimonia d'incoronazione, in presenza di tutti i capi di Stato del mondo, Elsa perde le staffe quando Anna le chiede il permesso di sposare l'affascinante principe Hans; arrabbiandosi, Elsa rivela a tutti il suo potere e, additata come mostro, fugge in cima alla Montagna del Nord, dove si costruisce il proprio palazzo di ghiaccio, decisa a vivere libera e sola. Purtroppo, il gelo scatenato alla cerimonia si trasforma in un inverno perenne che stringe la valle di Arendell nella morsa di ghiacci senza fine. Per questo Anna, che ha causato l'ira della sorella, decide di andare da lei per parlarle e convincerla a riportare l'estate. Viene accompagnata nel suo viaggio dal giovane montanaro Kristoff e dalla sua renna Sven. Prevedibilmente, fra i due nasce del tenero. Il gruppetto si fa guidare poi da Olaf, il pupazzo di neve che Elsa aveva creato per Anna quand'era piccola. Elsa, purtroppo, vittima del suo potere incontrollabile, inavvertitamente colpisce Anna con un raggio gelato al cuore. Il principe Hans, allora, la imprigiona, mentre Kristoff conduce Anna dai troll, che gli spiegano che solo un atto di vero di amore potrebbe salvare Anna dal diventare una statua di ghiaccio. Anna pensa di farsi baciare dal principe Hans, suo promesso sposo, ma egli si rivela un traditore deciso a conquistare il regno di Arendell e uccidere Elsa. Per questo motivo, Anna si sacrifica, facendosi scudo per la sorella e tramutandosi in una statua di ghiaccio. Proprio per questo nobile gesto, però, il suo cuore si scioglie, e Elsa capisce che è l'amore che può scacciare il gelo: per questo viene riportata l'estate nel regno, i malvagi vengono puniti e Anna e Kristoff possono vivere il loro vero amore.  



Una storia che, letta così, potrebbe sembrare entusiasmante. Peccato che, guardando il film, così non sia. La pellicola appare "ghiacciata" esattamente come il titolo indica. Non c'è mai una vera emozione, tutto è già visto e rivisto, e la debolezza principale sta nei personaggi
La protagonista Anna è simpatica, graficamente attraente per una bambina che può desiderare di diventare come lei, ma non ha un vero conflitto: l'unica cosa che la spinge è il continuo cercare di recuperare un qualsiasi rapporto con la sorella, ma non ha una vera debolezza. Non soffro per lei, il suo continuo sorridere e essere buffa mi lascia sempre intendere che se la caverà. Non c'è tormento. 
Da questo punto di vista, molto meglio sua sorella Elsa: dilaniata da questo suo potere magico meraviglioso che, al contempo, si tramuta in una maledizione per sé e per gli altri; un'esclusa, una reclusa che cerca riscatto nella libertà e si fa tentare dalla crudeltà. A tratti femme fatale, avrei apprezzato un suo sconfinare più deciso nel malvagio, mentre invece rimane di fondo un personaggio buono incapace di controllarsi. 
Il montanaro Kristoff, emblema del bravo ragazzo, non lascia traccia nell'immaginario maschile: non è eroico (no, non basta una corsa giù per la montagna per riportare Anna al castello prima che diventi ghiaccio per renderlo epico), non è deciso (è Anna che prende tutte le decisioni), è il ritratto dell'ignorantone di buon cuore che tutte le mamme vorrebbero avere come genero, ma che nessuna bambina vorrebbe come fidanzatino. Ne fanno pure una brutta figura i bravi ragazzi, quelli veri. 



Ma se il trio di protagonisti è scadente, ancor peggio sono le figure che da sempre ci hanno fatto amare i film Disney: i cattivi e i personaggi comici. Perché in realtà ci sono, ma non sono né cattivi, né divertenti. Riguardo alle risate, infatti, nemmeno l'ombra in tutto il film. Il pupazzo di neve Olaf è colui che è maggiormente incaricato di questo compito, ma a parte un paio di battute felici, basa il resto delle gag sul suo sciogliersi e scomporsi in palle di neve e sul suo paradossale desiderio di estate, nulla di più. Non ha nemmeno lontanamente l'ironia, il cinismo, il sarcasmo che potevano avere Timon e Pumbaa, o Filottete, o il pappagallo Jago, o il granchio Sebastian. La renna Sven è ancora più anonima: mi aspettavo gag sulla falsa riga delle iene del Re Leone, o su Pena e Panico di Hercules, invece niente: fa rimpiangere molto Apu, la scimmietta di Aladdin. I troll dovrebbero forse suscitare simpatia? Ero in sala con un bambino di 8 anni che mi accompagnava e perfino a lui non sono piaciuti. Forse l'unico che si ricorda con piacere è il proprietario tirolese dell'emporio locale, con quella sua parlata altoatesina. 
E i cattivi dove sono? DOVE sono? Perché una storia possa funzionare, deve esserci un conflitto, e senza cattivi non c'è conflitto. Chi è il vero antagonista di questa storia? Il principe Hans? Per piacere: fidanzatino perfetto all'inizio, poi improvvisamente crudele e assetato di potere? Basta un pugno di Anna per metterlo KO! Oppure il duca di Weselton? L'avido affarista invitato alla cerimonia vorrebbe essere cattivo, ma anche lui vuole l'estate, come i protagonisti, perciò la sua credibilità non regge. Perché essere contro i protagonisti, se vuoi la stessa cosa? E' vero, Disney è stata spesso criticata per il suo eccessivo calcare sui personaggi negativi (pensate a Frollo), ma da qualche tempo a questa parte di cattivi VERI non se ne vedono. 



Riguardo all'aspetto tecnico, per carità, nulla da dire: l'animazione è di alto livello, texture e luci quasi sempre perfette, rimane ancora quella volontà di animare i personaggi con scatti veloci e tipici dei cartoni animati, ma nel 2013 questo non basta. Ormai l'aspetto tecnico deve essere sempre a questo livello, se si vuole competere per l'eccellenza. Dettagli curati, riflessi sull'acqua ottimi, per carità. Ma cosa sto vedendo? Un film, o una dimostrazione di rendering? Non basta, signori, non basta.
E infine veniamo alle musiche: Frozen non è un film d'animazione, è un musical. Ora, io so che le canzoni nei film Disney sono sempre state marchio di fabbrica, ma accidenti: nella prima mezz'ora della pellicola, quando il ritmo del film ancora non decolla, i personaggi cantano per quasi venti minuti! Io in sala ho pensato di non farcela: canzoni inutili, a tratti perfino fastidiose; belli i duetti fra le due protagoniste, nessuno dice niente dal punto di vista compositivo, ma le parti cantate sono sovrabbondanti, eccessive, alcune perfino noiose. Ma dove sono quei capolavori come Hellfire, Hakuna Matata, o l'incredibile Phil Collins di Tarzan? Niente di tutto questo.



In conclusione, tanto zucchero, MA TANTO, poca sostanza, niente cattivi, niente conflitti, tanta musica, sberluccichii, glitter, costumi svolazzanti per bambine. Chiunque abbia più di sette anni può stare tranquillamente a casa. Tirate fuori un DVD dei grandi classici e gustatevelo, non vi perdete nulla. Il 53° lungometraggio Disney ha toppato: lo metto a fondo classifica, nella lotta per non retrocedere, a metà fra Oliver&Company e Red&Toby. 

Deluso. Ma del resto non tutte le ciambelle riescono col buco.


Voto finale: 5 
(il 4 è stato scampato grazie al reparto tecnico)

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