Come spesso sostengo, non bisognerebbe
mai guardare i film soltanto perché il trailer ha smosso la curiosità. I
trailer sono macchine mortali, sono fatti per attirare il pubblico,
per dare un'idea del film che poi puntualmente viene smentita. Sono
uno strumento utile e allo stesso tempo terribile per promuovere una
pellicola. Pur essendone conscio, ci casco ancora, qualche volta, ed
è per questo motivo che ho optato per Predestination,
scritto e diretto dai fratelli Michael e Peter Spierig e tratto da un
racconto breve di Robert Heinlein intitolato Tutti
i miei fantasmi.
Quando
il trailer non corrisponde a ciò che si vede nella pellicola, il
film può rivelarsi “migliore” o “peggiore” a seconda dei
gusti e delle aspettative dello spettatore. In questo caso, o per
meglio dire nel mio caso, sono rimasto piacevolmente incuriosito, anche se non completamente soddisfatto. E vi spiego perché.
Stando
a quanto raccontato dal trailer, il film sembrava un action
movie
in cui si parlava di agenti temporali che fermano i crimini prima che
vengano commessi (chiaro rimando a Minority
Report),
invece la trama
è molto più quieta, più introspettiva sotto certi punti di vista,
e le sfumature drammatiche della pellicola prendono spesso il
sopravvento. Il viaggio nel tempo, però, non è elemento di secondo
piano, anzi: seguire tutti i paradossi e gli spostamenti temporali
non è sempre facile, anche se la regia aiuta lo spettatore a non
perdersi.
Seguiamo
quindi la storia di un agente temporale senza nome che utilizza i
viaggi nel tempo (inventati, secondo il film, nel 1981) per fermare
un terrorista soprannominato Fizzle Bomber prima che compia un
terribile attentato a New York nel 1975, uccidendo undicimila
persone. Cercando di fermare questo attentato, l'agente rimane
sfigurato da un'esplosione e viene soccorso da un uomo di cui non
vediamo il volto; l'agente ferito vola nel 1992 e si fa impiantare un
nuovo volto (quello dell'attore Ethan Hawke), dopodiché ritorna
indietro nel 1970 per ricominciare da capo la sua missione per tentare di fermare Fizzle Bomber entro i successivi 5 anni (ogni tentativo di fermarlo richiede 5 anni di preparazione).
Nel
1970, quindi, si fa assumere come barman in un locale di New York e
una sera incontra John (Sarah Snook, abbastanza credibile come
ragazzo), un giovane che dice di lavorare come autore di una rubrica
di confessioni intime su una rivista per donne. John, inoltre, dice
all'agente di avere una storia incredibile da raccontare, e la
racconta in un lunghissimo flashback: John è nato Jane (sempre Sarah
Snook, versione femminile), bambina abbandonata in un orfanotrofio,
cresciuta poi sempre più maschiaccio e dotata di intelligenza e doti
fisiche superiori; tenta l'ammissione al programma spaziale femminile
su spinta del misterioso dottor Robertson e inizia a frequentare uno
sconosciuto che però, dopo averla sedotta e messa incinta, la
abbandona e sparisce per sempre. Dopo il parto, i medici rivelano a
Jane che in realtà lei possiede un apparato riproduttivo doppio
(maschile e femminile) e che quello femminile è stato asportato per
consentire la nascita della bambina; sottoposta ad una serie di
terapie ormonali, ecco che Jane diventa John; le sfortune non
finiscono qui: la figlia neonata viene rapita da un uomo misterioso. John,
disperato, inizia una serie di lavori fra cui quello di scrittore di
confessioni intime, e il flashback si conclude.
Nella
seconda parte del film, l'agente temporale dichiara di essere tale e
di lavorare proprio per il dottor Robertson, e quindi propone a John
di diventare a sua volta un agente temporale, promettendogli di
potersi vendicare dell'uomo che l'ha sedotta e abbandonata quando
ancora era Jane.
John quindi accetta ed entrambi volano nel 1964,
dove John accidentalmente incontra Jane e capisce di essere proprio
lui l'uomo che l'ha sedotta e abbandonata (primo paradosso
temporale); John, innamoratosi di se stesso in versione femminile,
capisce che non può impedire che le cose avvengano e quindi mette
incinta Jane; nel frattempo l'agente temporale vola nel 1965 e
rapisce la figlia neonata, e con la neonata torna nel 1946 per abbandonarla nell'orfanotrofio. Capiamo quindi che Jane è stata sedotta dalla se
stessa del futuro (John) e dai due è nata la Jane neonata, in un
paradosso temporale assurdo in cui i due genitori e la neonata sono
la stessa persona.
A
questo punto, l'agente temporale torna a prendere John nel 1964 e lo porta nel
1981, facendolo diventare un agente temporale a sua volta. Per
l'agente temporale protagonista è giunto ora il momento della pensione, per cui
vola nel 1975, poco prima dell'attentato di Fizzle Bomber, per
tentare un'ultima volta di fermarlo, ma scopre che Fizzle Bomber è in realtà se stesso. Fizzle Bomber gli spiega che “Fizzle Bomber” nascerà
proprio perché l'agente temporale lo ucciderà in quell'incontro, diventando quindi cattivo (altro paradosso). L'agente temporale in effetti lo uccide e capisce che
diventerà Fizzle Bomber, e si torna alla scena iniziale, quando vede se stesso sfigurato da una bomba e aiuta se stesso ad andare nel
1992 per farsi cambiare la faccia (era lui l'uomo misterioso, si era aiutato da solo). Finalmente, però, vediamo l'agente
temporale sfigurato in volto dalla bomba: è John! Capiamo quindi che la neonata
abbandonata, Jane, John, l'agente temporale protagonista e Fizzle
Bomber sono tutti la stessa persona, frutto di un continuo ricircolo
di paradossi temporali infiniti.
Il
punto di forza del film è costituito senz'altro dalla prima
parte,
in cui la storia della vita di Jane/John è costruita con una
discreta maestria, toccando, seppur non approfonditamente, molti temi
(sessualità, abbandono, amore, problemi di comunicazione,
introversione, senso di incomprensione, anomalie fisiche,
discriminazioni sessuali – forse troppa
carne al fuoco,
era meglio concentrarsi su pochi argomenti in modo completo) e
costruendo scene nel complesso funzionali e ben dirette; siamo
aiutati anche da un'ottima
Sarah Snook
nel doppio ruolo maschile/femminile: l'attrice costruisce bene il suo
personaggio e c'è qualche sequenza che effettivamente colpisce a
livello emotivo (dopo l'operazione, quando Jane si sforza di parlare
come un uomo, e quando finalmente si vede in versione maschile
davanti allo specchio).
La
sceneggiatura
perde invece ogni buonsenso nella seconda parte, dove sì, i paradossi
temporali sono ben seguiti e vanno a coprire con i giusti tempi e
nella giusta sequenza tutti gli indizi misteriosi rimasti irrisolti
nella prima parte, soddisfacendo le aspettative e la curiosità dello
spettatore, ma a tratti il contenuto sembra incredibilmente forzato
ed esagerato;
penso, alla luce della visione, che il momento in cui lo spettatore è
spinto a dire “basta, è troppo” è quando si scopre che Fizzle
Bomber è l'agente temporale (scena inutilmente intricata,
soprattutto nel dialogo, quella che li vede a confronto, e che non
influisce sul fatto che l'agente temporale sia la versione “vecchia”
di Jane/John, ottenendo l'unico risultato di complicare le idee allo
spettatore; a mio avviso era meglio che Fizzle Bomber rimanesse una
persona terza).
Uno script che quindi è tanto denso di contenuti
nella prima parte, quanto di paradossi e intrighi nella seconda,
con la sensazione che si sia voluto inserire troppo contenuto, a tratti inutilmente morboso (giusto insistere
sulla sessualità di John/Jane, ma perché attaccarsi a
domande intime durante i colloqui per il programma spaziale?). E poi, possibile che succedano tutte a Jane? Sembra che le sfortune che la
colpiscano siano soltanto un espediente per giustificare gli intrighi
della seconda parte del film, e il tutto suona estremamente forzato.
La
fotografia
risponde colpo su colpo, adattandosi bene alle atmosfere calde e
intime della prima parte, e a quelle fredde della seconda (e di
alcune scene della storia di John/Jane); la regia
dimostra di avere consapevolezza e di sapersi ben gestire nei vari
generi (dalla fantascienza, al drammatico, all'action),
anche se non si spinge in voli pindarici o idee geniali perché la
narrazione è talmente complessa che qualsiasi inquadratura al di
fuori dell'ordinario avrebbe compromesso la comprensione della
storyline. Le colonne
sonore
non presentano temi memorabili, e sì che si sarebbero potuti
trovare; scenografie
e costumi
costituiscono la parte migliore, riproducendo bene le varie epoche
storiche, mentre invece il make-up,
fondamentale in una storia come questa in cui tutti i personaggi,
alla fine, sono uno solo, non sembra reggere la sfida. Il cast,
tolta Sarah Snook, è piuttosto piatto (incluso il protagonista Ethan
Hawke, che a tratti sembra imprigionato nella sua stessa faccia e si
muove e parla in modo troppo diverso da John/Jane, il che rende
ancora più forzato il fatto che in realtà siano la stessa persona);
sembra buono il sonoro,
ma l'attenzione su questi aspetti è distorta a causa della
complessità narrativa, che non scade nel totalmente incomprensibile
grazie al buon montaggio.
Difficile
elaborare un giudizio complessivo: un film che va preso per quello
che è.
Non bisogna aspettarsi Minority
Report
come il trailer lasciava intendere, chi cerca un action movie,
scoprirà che Predestination
non fa per lui. Chi cerca un drammatico, sa che questo film è
troppo complesso per esserlo pienamente. Gli “interstellariani”
sfegatati che cercano fondamenti scientifici sui paradossi temporali
faranno meglio a rinunciare: qualsiasi legge scientifica viene
completamente irrisa, qui.
È un buon passatempo per la serata, in
cui la maggiore soddisfazione è data dal vedere le tessere del
puzzle che si incastrano, abbassando tutti i criteri di giudizio e abbandonandosi alla storia. Innovativo nel suo essere estremo, con qualche pecca qua e là, ne risulta un film tutto sommato godibile, in cui bisogna allentare le maglie del giudizio e lasciarsi trasportare dalla vicenda paradossale, in cui tutto va dato per buono. Piacevole.
Voto
finale: 6.5